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Smart working, tra innovazione digitale e cambiamento sociale

Smart working, un fenomeno questo portato alla ribalta della cronaca italiana e straniera per il Covid_19, meglio conosciuto come Coronavirus. Nonostante la soluzione dello smart working sia stata adottata a detta di molte aziende in questa situazione di emergenza, poche sono le realtà consapevoli della nuova filosofia manageriale, soprattutto in termini di caratteristiche, benefici e costi.

L’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano lo definisce come “una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”. Analizzando la definizione quindi, il collaboratore gode di piena autonomia nella gestione del lavoro a fronte di una chiara definizione del progetto, degli obiettivi e dei risultati da raggiungere.

Secondo uno studio condotto dall'Osservatorio, il 56% del campione composto da grandi aziende italiane dichiara di avere progetti strutturati in smart working contro il 12% tra le PMI. Molto spesso confuso con il lavoro da remoto o telelavoro, le difficoltà maggiormente riscontrate sono la mancanza di conoscenza dell'argomento, la protezione dei dati e la presenza di attività poco digitalizzate.

Lo smart working richiede un modo nuovo di pensare l'organizzazione dell'azienda ed i rapporti di lavoro, orientando le attività verso una cultura "result-based", cioè basata sui risultati e non sul presenzialismo. I benefici dello smart working sono diversi. Dal lato del collaboratore c'è un miglioramento del work-life balance (equilibrio tra lavoro e vita privata) ed un aumento della soddisfazione, mentre l'impresa ha una razionalizzazione degli spazi, il raggiungimento degli obiettivi ed una maggiore produttività (secondo l'Osservatorio, lo smart working può produrre un incremento di produttività pari a circa il 15% per lavoratore). Ovviamente a beneficiarne è anche l'ambiente: una diminuzione degli spostamenti equivale a meno emissioni CO2.

La digitalizzazione e le nuove tecnologie sono la base e gli strumenti per lo sviluppo di questa nuova corrente di cambiamento non solo economico, ma anche e soprattutto sociale.

 

Ecco il mio consiglio: il cambiamento culturale ed organizzativo è sicuramente complesso e richiede investimenti in termini di risorse economiche ed umane. Pensiamo però solo per un attimo ai benefici che un'azienda (PMI soprattutto) potrebbe ottenere attraverso la definizione di obiettivi chiari, attività ben definite e collaboratori in grado di assumersi responsabilità e pianificare il proprio lavoro. Attenzione però, smart working non significa isolamento; le aziende sono formate da processi e persone, è importante definire momenti di incontro e scambio con i membri del proprio team!

 

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