Il tessuto economico italiano è formato da piccole, medie (PMI) e micro imprese. La modalità di gestione che le caratterizza è, solitamente, più vicina ad un modello organizzativo famigliare invece che ad una vera e propria impostazione manageriale.
Sebbene in un primo momento la scelta non sembri portare difficoltà, ad un'attenta analisi, la mancanza di un sistema di manager competenti ed esterni può portare a dei limiti. Innanzitutto, si incorre in una scelta del manager basata su prossimità ed affetto invece che su competenze e conoscenze; in questo modo non si favorisce l'acquisizione di skills interne che dovrebbero guidare l'azienda in percorsi di crescita definiti. Altro elemento di criticità, da non sottovalutare, è il passaggio generazionale: pensiamo ad esempio alla difficoltà provata dai fondatori nel cedere il passo alle nuove generazioni o l'inesperienza di figure al vertice.
Quindi, come seguire l'ambizione della crescita considerando anche la mancanza di budget d'investimento?
Oggi sempre più di frequente, le aziende si affidano al Manager temporaneo (Temporary manager). Il compito di questa figura è quella di traghettare l'impresa committente verso il raggiungimento di un obiettivo preciso. Questo professionista, avendo competenze diverse, acquisite attraverso percorsi di studio complementari ed esperienze lavorative in differenti aree e settori, assume il ruolo di guida ed organizzatore delle risorse monetarie ed umane. Gli elementi di differenziazione sono sia nelle ambizioni del Manager, proiettato verso il progetto da svolgere, che nella tipologia di contratto, che non prevede l'assunzione a tempo indeterminato, dato che il lavoro è strettamente legato al raggiungimento dell'obiettivo.
Di conseguenza, ecco cosa abbiamo: molte competenze, diverse attività, nessun obbligo di assunzione. L'elemento di criticità? La definizione dell'obiettivo, ovviamente! Il prossimo articolo tratterà proprio di questo argomento...
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