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Cucinare: necessità o passione?

La primavera è ormai alle porte ed iniziamo a lasciarci alle spalle un inverno fatto sicuramente di freddo e coperte, ma anche di pietanze natalizie, calze della Befana ed un ricco carnevale a base di dolci! In questa atmosfera mangereccia ho notato un cambiamento non indifferente del comportamento a tavola: se quando ero piccola la festa era preannunciata dal vassoio della pasticceria o piccolo forno di quartiere, ora sempre più, si toglie del tempo alle varie attività per cucinare per se stessi e per gli altri.

Non solo moderne "Desperate Housewives", ma anche lavoratori a tempo pieno: nonostante le ore passate fuori casa, molte persone si dilettano ed impegnano nel cucinare, me compresa!

Una sera, durante una cena con un dolce fatto da me, mi è stata posta una strana domanda: "Ma chi te lo fa fare?!". 

E già, perché perdere tanto tempo quando ci sono prodotti in vendita già belli e fatti?

Da qui è partita la riflessione che mi ha portata ad interrogarmi sull'enorme successo di trasmissioni televisive con cucina fai da te, come Cotto e mangiato, la Prova del cuocoI menù di Benedetta ed altri su canali specializzati; per non parlare degli altrettanti libri di ricette per una cucina veloce, buona e genuina. Basta pensare ad Antonella Clerici, Benedetta Parodi o Csaba e chi più ne ha più ne metta. Inoltre, si sta affermando una nuova figura professionale, molto in voga tra i professionisti: la cuoca a domicilio.


Quindi, ecco dove sono arrivata. Considerando che le tendenze commerciali molto spesso seguono nuovi trend culturali e bisogni sociali, ho notato che oltre alla passione, molte persone ricercano la genuinità e la qualità ed oggi non riescono più ad essere soddisfatte.

La grande distribuzione ha aperto le porte alla più vasta offerta di cibo. Ne possiamo trovare di tutti i tipi: pietanze preparate, precotti e dolci di ogni genere. Oltre a questa grande diversificazione, il fattore scatenante di un declino della qualità è stato, come in tutti i settori, l'abbassamento smisurato dei prezzi. Se i produttori industriali riesco attraverso la vendita su larga scala a mantenere margini soddisfacenti, il problema arriva per le attività di piccole dimensioni come forni e pasticcerie. Presi dal panico, questi mondi fatati, incanto di generazioni di bambini pronti ad attaccarsi a vetrine piene di leccornie, hanno iniziato una concorrenza basata sul prezzo e sulla bizzarra pretesa di diventare anch'essi fornitori di ogni cosa si possa desiderare. Il risultato? Un bel pasticcio fatto di banconi che presentano un miscuglio tra produzione propria ed industrialepoca qualità e difficoltà a coprire i costi.

 

Ecco il mio consiglio: SPE - CIA - LIZ - ZA - TE - VI! Per quanto siate bravi a produrre tanti prodotti diversi, non potrete mai essere concorrenti della grande distribuzione. Siate scelti perché eccellenti nel fare qualcosa o nel soddisfare una particolare necessità. Infine, mai e sottolineo MAIpensare che il proprio cliente sia un fesso.

Buon appetito a tutti!

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